perturbatori endocrini per endometriosi: come evitarli

Le sostanze chimiche dichiarate o sospettate perturbatori endocrini per endometriosi sono 11:

  1. diossine e relativi congeneri
  2. pesticidi organoclolurati (HCB, DDT e Beta-HCH)
  3. eteri di difenile polibromurati (PBDE)
  4. bifenili policlorurati (PCB)
  5. acidi perfluoroalchilici (PFAS)
  6. cadmio
  7. cromo
  8. rame
  9. filtri UV al benzofenone
  10. bisfenolo A (BPA)
  11. ftalati

Vediamo di cosa si tratta e come possiamo ridurne la concentrazione nel nostro organismo.

curare l'endometriosi in 6 mosse_5

perturbatore endocrino n° 1: le diossine (e relativi congeneri)

Le diossine (e relativi congeneri) sono sostanze chimiche molto rischiose per la salute umana, date le proprietà tossicologiche, la persistenza e la capacità di bioaccumularsi nelle catene alimentari. Sprigionate nell’ambiente da alcuni processi industriali (come la combustione di rifiuti), possono essere ridotte solo modificando a monte tali processi.

perturbatori endocrini per endometriosi: diossine

Secondo uno studio del 2011, le diossine (e relativi composti) si trovano nel suolo, nell’acqua e nell’aria, ma il 95% dell’esposizione umana alle diossine avviene tramite il cibo: precisamente tramite i grassi animali contenuti nella carne, nel pesce e nei latticini. Le concentrazioni di diossine negli alimenti sono regolate da programmi di sorveglianza europei.

Nel nostro piccolo, possiamo ridurre l’esposizione alle diossine riducendo il consumo di grassi animali.

perturbatore endocrino n° 2: i pesticidi organoclorurati (HCB, DDT e Beta-HCH)

I pesticidi organoclorurati sono veleni usati dagli agricoltori non biologici di tutto il mondo per sterminare insetti, erbacce, funghi e batteri. Tristemente noti per l’alta tossicità, la lenta degradazione e il bioaccumulo, questi pesticidi nascono per colpire un target specifico, ma finiscono per coinvolgere pesantemente tutte le altre specie. Secondo uno studio del 1995, solo una piccola percentuale del pesticida (0,3%) agisce sull’obiettivo target, mentre il resto (99,7%) fa danni altrove.

perturbatori endocrini per endometriosi: pesticidi

Studi del 2004 e 2005 mostrano che il 40% dei pesticidi in uso appartengono alla classe peggiore, quella dei pesticidi organoclorurati. Per il loro basso costo e l’esigenza di contrastare vari insetti nocivi, pesticidi organoclorurati come il DDT, l’esaclorocicloesano (HCH), l’aldrina e la dieldrina vengono largamente utilizzati dai paesi asiatici in via di sviluppo.

Evitare l’esposizione ai pesticidi è impossibile, ma possiamo diminuirne la concentrazione:

  • scegliendo frutta e verdura biologica
  • lavando bene la frutta e la verdura prima di mangiarla
  • sapendo quale frutta e verdura è più contaminata, di conseguenza preferirne altra

Secondo un articolo comparso di recente su Time, i frutti e le verdure che contengono più pesticidi sono:

fragole – spinaci – pesche – mele – uva – ciliegie – pere – pomodori – sedano – patate – peperoni dolci

Invece, quelli che ne contengono meno sono:

avocado – mais dolce – ananas – cavolo – cavolfiore – broccoli – cipolle – piselli dolci congelati – papaya – asparagi – mango – melanzana – melata – kiwi – melone

perturbatore endocrino n° 3: gli eteri di difenile polibromurati (PBDE)

Gli eteri di difenile polibromurati (PBDE) sono ritardanti di fiamma per materiale elettrico, materiale da costruzione, rivestimenti, tessuti sintetici e schiuma poliuretanica all’interno dei mobili. Per la loro struttura chimica, non restano legati ai prodotti che li contengono: ne fuoriescono e si disperdono nell’ambiente, inquinandolo in maniera persistente perché difficilmente degradabili. Siccome hanno un’alta affinità coi lipidi, si accumulano nel corpo delle persone e degli animali.

Sbarazzarsene è pura utopia, ma si possono adottare diversi accorgimenti per abbassarne la concentrazione nel proprio corpo e nell’ambiente in cui si vive:

  • eliminare i PBDE presenti in casa
  • evitare di introdurre ulteriori PBDE in casa e nell’organismo
  • non entrare in contatto con i PBDE contenuti negli oggetti

perturbatori endocrini per endometriosi: PBDE

eliminare i PBDE presenti in casa

La polvere di casa è piena zeppa di ritardanti di fiamma. Siccome sono volatili, devono essere catturati con un aspirapolvere dotato di filtro HEPA o con un panno bagnato. Il semplice spolverare o spazzare non fa che sollevarli di nuovo nell’aria. Più spesso si usa l’aspirapolvere, meglio è. Paradossalmente, alcuni aspirapolvere contengono ritardanti di fiamma o altre sostanze chimiche: si consiglia perciò di scegliere un aspirapolvere certificato RoHS, una normativa europea che limita i metalli pesanti e le sostanze chimiche all’interno dei materiali elettrici. Molti gatti si ammalano di tiroide, si sospetta proprio per colpa dei PBDE contenuti nella polvere del pavimento.

I materassi sono spesso trattati con ritardanti di fiamma. Conviene valutare l’acquisto di materassi non tossici, almeno per i bambini.

evitare di introdurre ulteriori PBDE in casa e nell’organismo

Se possibile, acquistare elettrodomestici e mobili privi di ritardanti di fiamma. Poiché i PBDE sono stati messi al bando in Europa, tutti i prodotti europei che contengono schiuma (materassi, divani e altro) acquistati dal 2005 in avanti non contengono ritardanti di fiamma. Lo stesso non si può dire purtroppo di molti televisori e monitor di computer. Perciò, ogni volta che si acquista un nuovo prodotto, bisogna assicurarsi che non contenga ritardanti di fiamma bromurati (la sigla BFR sulle specifiche tecniche identifica un prodotto da lasciare in negozio).

Per quanto riguarda i tessuti per i vestiti o per la casa, andrebbero scelte fibre naturali come cotone, lana, pelle, latex, piumino e bambù. Sono meno infiammabili di quelle sintetiche e contengono poche sostanze chimiche.

I ritardanti di fiamma sono presenti anche nel cibo. La fonte regina di PBDE negli alimenti è il grasso del pollo, ma anche la carne rossa, il pesce, le uova e i latticini contengono ritardanti di fiamma. Il più basso livello di tossine e PBDE si riscontra nelle verdure e nei legumi. Un’altra ottima ragione per preferire una dieta il più possibile vegetariana.

Per ultimo, togliersi le scarpe prima di entrare in casa chiuderà fuori molti inquinanti indesiderati.

non entrare in contatto con i PBDE contenuti negli oggetti

Evitare di toccare o respirare schiuma degradata o sbriciolata di vecchi sedili d’auto, divani e sedie imbottite, tappeti e giocattoli imbottiti. La schiuma poliuretanica esposta è molto tossica e deve essere sostituita: se ciò non è possibile, bisogna almeno coprirla bene e aspirare spesso attorno.

perturbatore endocrino n° 4: i bifenili policlorurati (PCB)

I bifenili policlorurati, detti anche policlorobifenili (PCB) sono sostanze chimiche con buone proprietà ignifughe e isolanti, usate a partire dagli anni ’30 per refrigerare e lubrificare trasformatori, condensatori e altro materiale elettrico. Tutto ciò appartiene al passato: l’uso di bifenili policlorurati è vietato in Italia dal 1983. Questo non ci impedisce purtroppo di esserne ancora molto contaminati.

perturbatori endocrini per endometriosi: PCB

Nessun elemento della catena alimentare è esente da PCB: carne, pesce, latte e uova sono le fonti principali. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, più del 90% dell’esposizione umana al PCB deriva da cibi di origine animale. Testualmente,

per gli animali d’allevamento i mangimi sono la maggior via di esposizione a PCB, accumulandosi nei tessuti adiposi, nelle carni, nel fegato, nelle uova e nel latte.

I bifenili policlorurati (PCB) sono assorbiti dai corpi di piccoli organismi e dei pesci nell’acqua. Poi passano a chi mangia questi pesci. I PCB si accumulano particolarmente nei pesci e nei mammiferi marini (tipo foche e balene) raggiungendo livelli che possono essere molte migliaia di volte più alti che nell’acqua.

Come i ritardanti di fiamma (PBDE), anche i bifenili policlorurati hanno un’alta affinità coi lipidi. Perciò si accumulano nel corpo delle persone e degli animali, il cui organismo non trova la maniera di metabolizzarli.

La classe dei PCB comprende 209 congeneri, 11 dei quali più presenti nel tessuto umano. Come racconta uno studio del 2006, la Dott.ssa Elena De Felip dell’Istituto Superiore di Sanità ha scoperto che 3 congeneri di PCB (numeri 138, 153 e 180) sono particolarmente alti in donne con endometriosi. La stessa Dott.ssa De Felip sospetta che il problema non sia tanto la dieta, quanto l’incapacità dell’organismo malato di endometriosi di disintossicarsi, forse a causa di un comportamento anomalo degli enzimi polimorfi o dell’attività citotossica.

Secondo un Public Health Statement dell’ATSDR, piccole quantità di PCB possono essere trovate praticamente ovunque, all’aria aperta e indoor, nel suolo, nei sedimenti, nell’acqua e negli animali.

In più, anche se i PCB non vengono più prodotti, esistono ancora oggetti e siti che li contengono:

  • vecchie lampade fluorescenti
  • vecchi trasformatori e condensatori
  • vecchi congelatori
  • vecchi televisori
  • vecchio olio per microscopi
  • vecchio olio idraulico
  • fluidi di vecchi trasformatori
  • vecchie discariche abbandonate e zone circostanti

I PCB possono anche essere prodotti dagli inceneritori quando bruciano particolari rifiuti.

Per proteggersi dal rischio di PCB è necessario:

  • non mangiare carne, pesce o altro che contiene PCB (più grave che bere acqua contaminata)
  • non respirare PCB nell’aria
  • non toccare terra contaminata da PCB
  • non bere acqua contaminata da PCB
  • non toccare vecchi dispositivi elettrici che perdono fluidi
  • non riparare vecchi trasformatori che contengono PCB
  • non maneggiare vecchie lampade fluorescenti che contengono condensatori pieni di PCB
  • non rimanere coinvolti in incidenti, incendi o spargimenti dove presenti trasformatori con PCB, vecchi computer e vecchie strumentazioni
  • non maneggiare materiale per calafataggio, sigillanti elastici, materiale per isolamento termico (noti per contenere PCB)

perturbatore endocrino n° 5: gli acidi perfluoroalchilici (PFAS)

Gli acidi perfluoroalchilici (PFAS) sono usati dal 1950 in numerose applicazioni industriali e commerciali. Stabili a livello termico e chimico, repellenti per l’acqua, l’olio e il grasso, i PFAS vengono incorporati a tensioattivi e polimeri per le loro proprietà impermeabilizzanti.

perturbatori endocrini per endometriosi: PFAS

Secondo l’ATSDR oggi i PFAS si trovano nelle persone e negli animali di tutto il mondo. Oltre che dispersi nell’ambiente, moltissimi prodotti li contengono:

  • materiale per il confezionamento degli alimenti (es. cartoni per pizza, sacchetti per popcorn al microonde, carta da forno, contenitori per cibo take-away)
  • pesticidi e insetticidi, di conseguenza gli alimenti non biologici
  • stoviglie antiaderenti , stampi per dolci, Teflon®
  • alcuni cosmetici (dentifrici, shampoo)
  • abbigliamento idrorepellente, Gore-Tex®
  • smalti, vernici, sigillanti, coloranti per pelle
  • tappeti con trattamento antimacchia
  • detergenti per la pulizia
  • metalli cromati
  • cera per sci e per pavimenti
  • schiume estinguenti per incendi
  • macchinari (i PFAS riducono la frizione degli ingranaggi)

La contaminazione può avvenire a contatto con prodotti che contengono PFAS, o anche semplicemente bevendo acqua contaminata, mangiando cibo contaminato, o a contatto con la polvere di casa, così come avviene per tutti gli inquinanti ambientali persistenti.

Nel gennaio 2016 la FDA ha bandito 3 dei peggiori PFAS dall’uso alimentare, ma restano in commercio i parenti chimici di queste stesse sostanze, e i produttori non hanno l’obbligo di rivelare ai consumatori che le stanno utilizzando.

Nel frattempo, possiamo adottare qualche accorgimento per proteggerci nel nostro piccolo dai PFAS:

  • chiedere al produttore se il prodotto di nostro interesse contiene PFAS, visto che non è tenuto a dichiararlo in etichetta;
  • non usare stoviglie antiaderenti: sostituirle con acciaio inossidabile, ghisa, vetro o ceramica
  • non usare abbigliamento idrorepellente: scegliere abbigliamento che sia solo “resistente all’acqua” e non “waterproof”
  • non usare prodotti per la cura personale che tra gli ingredienti citano “PTFE” o “fluoro
  • non acquistare tappeti trattati antimacchia o idrorepellenti
  • non ordinare né riscaldare cibo avvolto in carta antiolio
  • fare i popcorn in padella anziché al microonde

PFAS nell’acqua di tutta Italia

PFAS nei cartoni per pizza

PFAS nei sacchetti per pop-corn

PFAS nella carta da forno: come usarla in modo sicuro

PFAS anche nei pesticidi

PFAS nelle padelle antiaderenti

PFAS nel dentifricio al fluoro

PFAS, Gore-Tex® li toglierà dai suoi tessuti fra il 2020 e il 2023

perturbatore endocrino n° 6: il cadmio

Il cadmio è un metallo pesante molto tossico che ha un impatto distruttivo sulla maggior parte degli organismi viventi.

perturbatori endocrini per endometriosi: cadmio

Secondo uno studio del 2013, le principali fonti di contaminazione per l’uomo sono il fumo di sigaretta (attivo e passivo), il processo di saldatura, cibi contaminati (ad esempio crostacei, carne, verdure a foglia larga, riso di certe aree del Giappone e della Cina). A livello commerciale, il cadmio viene usato per produrre batterie, schermi televisivi, laser, pigmenti per vernici, acciaio zincato, concimi e pesticidi.

Oggi il cadmio è sparso ovunque dalla terra al mare (i molluschi ne contengono molto). La contaminazione da cibo avviene soprattutto a causa delle verdure. Queste assorbono golosamente il cadmio dal terreno, scambiandolo per zinco di cui hanno necessità (cadmio e zinco si somigliano per struttura chimica). La pianta del tabacco è particolarmente ricca di cadmio: ed ecco perché, fumando, si introita molto cadmio (più che col mangiare).

Secondo l’EFSA,

gli alimenti rappresentano la principale fonte di esposizione al cadmio per la popolazione di non fumatori. Cereali e prodotti a base di cereali, verdure, noci e legumi, radici amidacee e patate, come pure carne e prodotti a base di carne sono quelli che contribuiscono maggiormente all’esposizione umana. Alti livelli sono stati riscontrati anche in altri alimenti (ad es. alghe, pesci e frutti di mare, integratori alimentari, funghi e cioccolato), ma, siccome essi vengono consumati in minor quantità, non vengono considerati fonti importanti di esposizione.

Per risanare l’organismo dal cadmio è necessario:

  1. non fumare e non respirare il fumo degli altri
  2. scegliere prodotti biologici e limitare il consumo di alimenti a rischio
  3. disintossicarsi quotidianamente dai metalli pesanti
  4. smaltire correttamente batterie esauste o vecchi oggetti che contengono cadmio

perturbatore endocrino n° 7: il cromo

Il cromo è un metallo naturalmente presente nelle persone, negli animali, nelle piante, nelle rocce, nel suolo, nella cenere vulcanica e nei gas. Benché si tratti di un nutriente essenziale per il metabolismo del glucosio, dei grassi e delle proteine (potenzia l’azione dell’insulina), esporsi ad alti livelli di cromo tramite inalazione, ingestione o contatto dermico può avere gravi ripercussioni sulla salute.

perturbatori endocrini per endometriosi: cromo

Come racconta Metal Contamination of Food di C. Reilly, a livello industriale il cromo ha molti usi. Più della metà del cromo prodotto è destinato alle industrie metallurgiche: applicato come trattamento superficiale su automobili, stoviglie e oggetti vari, protegge dalla corrosione l’acciaio inossidabile e altri metalli (leghe di ferro, nickel e cobalto), rendendoli lucidi e brillanti. Un altro 30% del cromo prodotto serve per materiali rifrangenti per il rivestimento interno dei forni; il resto va all’industria chimica, che può utilizzare il cromo per produrre abbronzanti, pigmenti, catalizzatori e conservanti per il legno. Visto che il cromo rende i colori brillanti, sali di cromo vengono spesso aggiunti ai detergenti per la pulizia, allo smalto per vasellame, alla carta e ai coloranti.

Nel cibo i livelli di cromo sono molto bassi. Le principali fonti alimentari di cromo sono carne, cereali integrali, legumi e noci, ma è improbabile che contengano più di 0,5mg di cromo per chilogrammo di alimento. Il lievito di birra, invece, può contenere fino a 5mg/kg. Anche il pepe nero e lo zucchero grezzo contengono alte quantità di cromo.

Secondo uno studio del 2013, l’acciaio inossidabile durante la cottura rilascia nickel e cromo al cibo.

Per liberare l’organismo dal cromo in eccesso, non c’è che disintossicarsi quotidianamente dai metalli pesanti.

perturbatore endocrino n° 8: il rame

Il rame si trova in una varietà di cellule e tessuti. Fegato e cervello ne presentano la più alta concentrazione. Il rame è un minerale essenziale per molti processi biologici delle proteine e dei gruppi prostetici degli enzimi. È presente nel terreno e nell’aria, rilasciato dalla polvere, dai vulcani, dagli incendi delle foreste, dalle fonderie, dalle produzioni di ferro e acciaio, dagli inceneritori.

perturbatori endocrini per endometriosi: rame

A livello industriale, il rame trova largo impiego nei macchinari, nei materiali da costruzione e trasporto e nelle armi militari. È un componente dell’oro bianco e di altre leghe per bigiotteria, prodotti dentari e cosmetici. Fonti di rame includono le tubazioni idrauliche, l’acqua potabile, le pillole anticoncezionali e le spirali intrauterine, gli integratori di vitamine e minerali, i fungicidi con rame aggiunto per le piscine. In ultimo, il rame è nel cibo.

La maggior parte delle diete contiene da 1 a 5 mg di rame, una quantità giusta per non causare insufficienze né eccessi di questo metallo nell’organismo. La tossicità del rame può verificarsi quando l’omeostasi del rame è disturbata. Ciò può avvenire ad esempio per insufficienza di zinco, vitamina B, vitamina C e minerali, oppure per eccesso di estrogeni. Un’alimentazione ricca di rame e povera di zinco, manganese e altri minerali necessari all’omeostasi, consentirà che il rame si accumuli nel corpo. La dieta vegetariana, purtroppo, ha proprio queste caratteristiche.

Per liberare l’organismo dal rame in eccesso è necessario:

anche l’agricoltura scopre che il rame non è poi così innocuo

perturbatore endocrino n° 9: filtri UV al benzofenone

I benzofenoni (BP) sono composti organici con filtri ultravioletti che assorbono radiazioni UV-A (315–400 nm) e UV-B (280–315 nm). Trovano largo impiego in prodotti cosmetici (soprattutto creme solari e lozioni per la pelle). Vengono anche usati come additivi in plastiche, inchiostri, shampoo, profumi e pellicole fotografiche per prevenire il danno della luce ultravioletta. I benzofenoni possono anche essere aggiunti agli alimenti come aromatizzanti. I grappoli d’uva (moscato soprattutto) contengono benzofenoni per natura.

perturbatori endocrini per endometriosi: filtri UV al benzofenone

Secondo uno studio del 2013, le proprietà altamente lipofiliche dei benzofenoni consentono loro di attraversare rapidamente il tessuto dermico e bioaccumularsi nel corpo. Dopo alcune ore dall’applicazione, i filtri UV dei benzofenoni si rilevano nel plasma, nella bile, nelle urine e nel latte del seno. I filtri UV abbondano anche sulla superficie dell’acqua di laghi e fiumi, dove entrano in contatto diretto con pesci e persone. La concentrazione di alcuni benzofenoni nei fanghi di depurazione può superare quella dei bifenili policlorurati (PCB). Quindi, in aggiunta all’assorbimento dermico, ci si espone ai filtri UV anche mangiando pesce contaminato.

I filtri UV al benzofenone possono essere presenti in stick per labbra, smalti per unghie, fondotinta, creme solari, profumi, shampoo e balsami, spray per capelli, creme idratanti, occhiali da sole, imballaggio alimentare, detergenti per la pulizia.

Per evitarli, bisogna evitare di acquistare prodotti che in etichetta riportano queste diciture: benzophenone, ingredienti che contengono la parola benzophenone (ad esempio benzophenone-2), BP# (ad esempio BP2), oxybenzone (BP3), sulisobenzone, sulisobenzone sodium.

Per quanto riguarda le creme solari, due possibili alternative al benzofenone sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio, purché non micronizzati in forma nano. Le nanoparticelle, infatti, penetrano facilmente le cellule, e pare possano causare gravi danni alla salute.

perturbatore endocrino n° 10: il bisfenolo A (BPA)

Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica industriale che viene usata dal 1957 nella produzione di plastiche e resine epossidiche. Parliamo soprattutto di bottiglie di plastica riutilizzabili, biberon per neonati, lattine per cibo e bevande e contenitori in policarbonato. L’esposizione umana al BPA avviene perché l’oggetto in questione perde bisfenolo, rilasciandolo al cibo in esso contenuto. Questo avviene in caso di riscaldamento o di ripetuti lavaggi con detergenti aggressivi che ne alterano il PH.  La contaminazione aumenta poi se il policarbonato è graffiato o scolorito.

In linea generale, la plastica dura e trasparente contiene BPA, quella morbida no.

Per limitare l’esposizione al BPA si consiglia di:

  1. non acquistare cibo in lattina con rivestimento interno in plastica: preferire il vetro o i contenitori Tetra-Pak
  2. acquistare frutta e verdura fresca o congelata, anziché in barattolo
  3. non scaldare al microonde contenitori in policarbonato (i produttori non sono tenuti a dichiarare se un loro prodotto contiene BPA, ma i contenitori in policarbonato che contengono BPA sono generalmente marcati col simbolo di riciclaggio numero 7)
  4. non mettere mai cibi caldi nella plastica, preferire contenitori in vetro, ceramica o acciaio senza coperchi in plastica (lo stesso vale per la conservazione dei cibi in genere)
  5. se possibile, non bere acqua confezionata ma di rubinetto o in bottiglia di vetro
  6. acquistare elettrodomestici e giocattoli “BPA-FREE”
  7. evitare di maneggiare scontrini fiscali

simbolo di riciclaggio numero 7

perturbatore endocrino n° 11: gli ftalati

vedi post dedicato

ftalati causano endometriosi: ciappetti da bucato

 

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